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Colonscopia, un esame fondamentale da fare dopo i 50 anni

La colonscopia è uno degli strumenti diagnostici più utili per la diagnosi di malattie infiammatorie croniche, diverticoli, polipi e tumori intestinali maligni. Questo esame, infatti, consente di osservare l’interno del colon e del retto per individuare eventuali alterazioni.
Grazie alla colonscopia è possibile non solo diagnosticare precocemente il tumore del colon-retto – secondo tumore più frequentemente diagnosticato nella popolazione italiana – ma anche prevenire la sua insorgenza intervenendo su lesioni benigne come i polipi.
Secondo le linee guida del Ministero della Salute e delle principali società scientifiche, la colonscopia si effettua in seguito a esito positivo per sangue occulto nelle feci; è tuttavia consigliata come screening regolare per tutti gli adulti a partire dai 50 anni, anche in assenza di sintomi. In presenza di familiarità per neoplasie intestinali o disturbi come sangue nelle feci, anemia o cambiamenti dell’alvo, il controllo può essere anticipato o ripetuto più frequentemente.
Perché è così importante?
Il tumore del colon-retto è uno dei più comuni, ma nonostante la frequenza e la gravità è anche tra i più prevenibili se diagnosticato nelle fasi iniziali. Spesso, infatti, il cancro si sviluppa a partire da piccoli polipi adenomatosi che impiegano molto tempo ad evolvere in forme maligne. Per questo più precocemente si effettua la diagnosi maggiori sono le possibilità di guarigione. Ed è proprio la colonscopia la procedura che permette di intercettare e rimuovere questi polipi quando sono ancora “innocui”.
La colonscopia rappresenta uno strumento di prevenzione attiva, che unisce diagnosi e trattamento in un unico gesto. Nella maggior parte dei casi, l’asportazione di un polipo avviene direttamente durante la procedura, senza necessità di interventi chirurgici successivi.
Quando fare la prima colonscopia?
Per le persone che non presentano fattori di rischio specifici, si raccomanda di iniziare a 50 anni con cadenza ogni 10 anni in caso di esito negativo. Chi invece ha una storia familiare di tumori al colon o soffre di malattie infiammatorie intestinali (come colite ulcerosa o morbo di Crohn) potrebbe dover cominciare prima, anche intorno ai 40 anni, secondo indicazioni del medico.
In alcune regioni italiane è attivo un programma di screening gratuito che prevede l’esecuzione del test del sangue occulto nelle feci ogni due anni: in caso di positività, viene proposta una colonscopia di approfondimento.
Come funziona il test del sangue occulto nelle feci?
L’esame, estremamente semplice, consiste nella raccolta (eseguita in casa) di un piccolo campione di feci, il campione viene poi consegnato ai laboratori della propria ASL di appartenenza, nei quali si procederà alla ricerca di tracce di sangue non visibili a occhio nudo.
L’obiettivo dello screening è quello di individuare eventuali polipi o adenomi (responsabili del sanguinamento) prima che possano eventualmente degenerare in un cancro, o forme tumorali in una fase precoce in cui è possibile intervenire più efficacemente e con meno complicazioni.
È importante ripetere questo esame di screening ogni due anni, periodicità ritenuta ottimale, anche in relazione al lento sviluppo dei tumori.
In cosa consiste la colonscopia?
La maggior parte delle persone teme la colonscopia perché si tratta di una procedura endoscopica invasiva che può essere dolorosa e mettere a disagio. Per questo motivo solitamente si ricorre a una sedazione moderata (sedazione cosciente) con farmaci sedativi, ipnotici e antidolorifici, somministrati per via endovenosa, in modo da favorire il rilassamento e ridurre fastidio e dolore. Solo in casi particolari si ricorre a una sedazione profonda, che addormenta completamente la persona.
La colonscopia viene eseguita da un gastroenterologo o da un chirurgo gastrointestinale che introduce, attraverso il retto, un sottile tubo flessibile (colonscopio) dotato di una microcamera che trasmette le immagini in tempo reale su un monitor, consentendogli di osservare l’intero colon.
La procedura dura in media 20-30 minuti. Se vengono riscontrati polipi, possono essere rimossi durante lo stesso esame e sottoposti ad analisi istologica.
Al termine della procedura alcuni pazienti potrebbero avvertire lieve gonfiore o crampi addominali, ma è una sensazione che di solito svanisce rapidamente. Bere acqua e camminare può aiutare ad alleviare eventuali gas.
Preparazione: il ruolo della dieta e dell’idratazione
Affinché la colonscopia sia efficace, è fondamentale una buona pulizia intestinale, che si ottiene seguendo una preparazione specifica nei giorni precedenti. Il paziente deve seguire una dieta povera di fibre (senza verdura, frutta, legumi o cereali integrali) e l’assunzione di una soluzione lassativa prescritta dal medico.
Un ruolo importante è svolto dall’idratazione. Bere molta acqua è essenziale per mantenere le feci morbide, liberare l’intestino e ridurre il rischio di effetti collaterali della preparazione, come disidratazione o crampi. Uliveto, grazie alla presenza di bicarbonato, calcio e magnesio, può avere un effetto benefico sull’apparato digerente e sul buon funzionamento intestinale.
Prevenzione e benessere intestinale: un impegno quotidiano
Oltre ai controlli periodici, la salute del colon si costruisce giorno per giorno attraverso lo stile di vita.
- Seguire una dieta equilibrata, ricca di fibre, frutta e verdura, aiuta a mantenere la regolarità intestinale e ridurre il rischio di sviluppare polipi.
- Fare attività fisica regolare stimola la peristalsi intestinale e contribuisce al controllo del peso corporeo, un altro elemento chiave nella prevenzione oncologica.
- Mantenere un’idratazione constante è essenziale, perché bere ogni giorno almeno 2lt di acqua facilita l’eliminazione delle scorie e contribuisce al benessere intestinale.
Un gesto che vale una vita
La colonscopia non è solo un esame: è un’opportunità per prendersi cura di sé e prevenire patologie gravi quando sono ancora evitabili. Superare la reticenza iniziale e affidarsi a professionisti competenti significa fare una scelta di salute consapevole.
A 50 anni, questo controllo dovrebbe diventare parte della routine di prevenzione, al pari della mammografia per le donne o del controllo della prostata per gli uomini. È un piccolo impegno che può fare una grande differenza.
Enteroscopia con video capsula
L’enteroscopia con video capsula (VCE) è un’alternativa alla colonscopia? No. Ne abbiamo parlato in questo articolo, tuttavia è bene ricordare che questa pratica non è un’alternativa alla colonscopia, né alla gastroscopia. La VCE si effettua facendo ingoiare al paziente una videocapsula monouso dotata di una microtelecamera, della dimensione di una compressa, in modo che trasmetta le immagini raccolte mentre transita attraverso l’apparato digerente; ed è utile per visualizzare l’intestino tenue, in particolare per la diagnosi della malattia di Crohn, dei tumori dell’intestino tenue o di anomalie vascolari che possono essere causa di anemia.
Mettere in atto piccoli gesti quotidiani aiuta a prendersi cura dell’intestino in modo naturale. Il consiglio è di bere due litri di acqua Uliveto al giorno per ottenere i migliori risultati come è dimostrato da diversi studi clinici (Vannucci L. e coll. Nutrients 2018 – Cuomo R. e coll. European Journal of Gastroenterology & Hepatology 2002).
Fonti: AIRC