Un gruppo di studio si è chiesto quali siano gli effetti dell’acqua effervescente naturale sulla dispepsia e sulla stipsi

Per secoli l’acqua effervescente naturale è stata considerata in grado di alleviare i disturbi gastrointestinali, inclusa la dispepsia (difficoltà digestiva che induce inappetenza, pesantezza di stomaco, stanchezza, sonnolenza, eruttazioni, alitosi, flatulenza).

Come conseguenza di questo presunto effetto benefico, l’acqua effervescente è stata, fino al 1830, l’unica bevanda inclusa nella farmacopea statunitense (ovvero nella disposizione farmaceutiche per il contrasto di questo disturbo).

Oggi le bevande effervescenti sono ampiamente diffuse, e nonostante i suoi noti effetti benefici sul tratto gastrointestinale, il ruolo dell’acqua “carbonata”, ovvero effervescente naturale, nel trattamento di disturbi come la dispepsia è stato poco approfondito.

Sono stati genericamente osservati gli effetti dell’acqua effervescente su volontari sani, lo studio “Gli Effetti dell’acqua Effervescente Naturale sulla Dispepsia e sulla Costipazione” (R. Cuomo et all.*) non ha mostrato alcun effetto sullo svuotamento gastrico totale, ma ha invece rilevato una distribuzione intragastrica modificata sia dei componenti liquidi che solidi del pasto.

Nella pratica clinica si ritiene che un basso apporto di liquidi incida molto sulla stitichezza, per tale ragione ai pazienti con questo problema viene spesso consigliato di aumentare l’assunzione giornaliera di acqua. Diversi rapporti hanno descritto l’effetto benefico dell’aumento dell’assunzione di acqua in questi pazienti, seppure l’efficacia di tale trattamento non sia mai stata dimostrata in studi controllati.

Inoltre, i pazienti che abitualmente bevono acqua minerale – come automedicazione o che lo fanno in seguito a consiglio medico – per i loro sintomi gastrointestinali spesso soffrono sia di dispepsia che di stitichezza, la cui coesistenza ha portato a postulare una causa comune per entrambi i disturbi.

Alcuni studi hanno dimostrato che un transito intestinale lento può essere responsabile di sintomi dispeptici o può influenzare lo svuotamento gastrico; diversi autori hanno ipotizzato che la stipsi cronica faccia parte di un disturbo motorio gastrointestinale più generalizzato.

Lo studio in oggetto si propone di valutare l’effetto dell’assunzione di acqua effervescente naturale in pazienti con dispepsia e costipazione. A tale scopo sono stati coinvolti 21 pazienti con dispepsia e costipazione secondaria; i pazienti sono stati suddivisi in modo casuale in due gruppi per uno studio doppio-cieco. Per 15 giorni un gruppo (composto da 10 pazienti) ha bevuto acqua effervescente naturale Uliveto, mentre l’altro gruppo (11 pazienti) ha bevuto acqua del rubinetto. I pazienti sono stati valutati per la dispepsia e la costipazione, hanno subito test di sazietà con un pasto liquido, svuotamento gastrico, svuotamento sonografico della colecisti e tempo di transito del colon, utilizzando marker radiopachi.

Per approfondire la metodologia di analisi ed i risultati, invitiamo alla lettura approfondita dello studio stesso. In sintesi riportiamo i risultati raggiunti.

La dispepsia è stata significativamente ridotta nei pazienti che hanno bevuto acqua effervescente naturale Uliveto ed è rimasta invece invariata nei pazienti che hanno bevuto acqua del rubinetto.

Anche il punteggio relativo alla costipazione mostra una significativa diminuzione del disturbo in seguito all’assunzione di acqua effervescente naturale, mentre non si rileva alcun cambiamento in coloro che hanno assunto acqua del rubinetto. Anche il senso di pesantezza si è ridotto con l’acqua effervescente naturale e lo svuotamento della colecisti è significativamente migliorato solamente con l’assunzione di acqua effervescente.

In conclusione, nei pazienti che lamentavano dispepsia funzionale e costipazione, l’acqua effervescente naturale Uliveto ha diminuito il senso di pesantezza ed ha migliorato dispepsia, costipazione e svuotamento della colecisti.

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(*Studio condotto da Rosario Cuomo, Raffaella Grasso, Giovanni Sarnelli, Gaetano Capuano, Emanuele Nicolai, Gerardo Nardone, Domenico Pomponi, Gabriele Budillon e Enzo Ierardi; dal Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale dell’Università degli Studi di Napoli, “Federico II”, e dalla Cattedra di Gastroenterologia, Università degli Studi di Foggia)

Uno studio ci rivela come l’acqua migliora gli effetti di una dieta ricca di fibre in pazienti che soffrono di costipazione cronica

Lo stile di vita a cui siamo ormai abituati, con i suoi ritmi frenetici e un basso consumo di fibre, contribuisce all’insorgenza della stipsi (o costipazione). Spesso però a provocare questo disturbo – di cui solo in Italia soffrono circa 13 milioni di persone – possono essere svariate alterazioni organiche o funzionali dell’intestino.

Una dieta con molte fibre è attualmente la scelta terapeutica più diffusa per chi soffre di costipazione funzionale cronica. Per quanto la risposta individuale a tale trattamento può variare molto, è stato dimostrato che una maggior assunzione di fibre aumenta la defecazione in soggetti sani. 

Tuttavia in molti casi, questi effetti positivi col passare del tempo sembrano diminuire, suggerendo che in qualche modo il colon si adatta al maggior apporto di fibre.

È risaputo che la costipazione funzionale cronica dipende da numerosi fattori, inclusi stress, attività fisica, uso di farmaci e condizioni socio-economiche. Anche una bassa assunzione di acqua gioca un ruolo importante, per questo ai pazienti che soffrono di questo disturbo viene spesso consigliato di bere molta acqua.

Lo scopo dello studio “L’integrazione di acqua aumenta l’effetto della dieta ricca di fibre sulla frequenza della defecazione e sul consumo di lassativi in pazienti adulti con costipazione funzionale” (condotto da Marcello Anti et all.), era quello di determinare gli effetti di una dieta ricca di fibre e dell’integrazione di acqua in pazienti con costipazione funzionale cronica.

Per lo studio sono stati arruolati 117 pazienti con costipazione funzionale cronica fra i 18 ed i 50 anni e questi sono stati divisi, in maniera casuale, in due gruppi di trattamento.

Per due mesi entrambi i gruppi hanno consumato una dieta standard, che forniva approssimativamente 25g di fibre al giorno. Il Gruppo 1 era autorizzato a bere quantità di acqua a piacere; al Gruppo 2 era invece richiesto di bere 2 litri al giorno di acqua minerale Uliveto.

La compliance (l’adesione del paziente alle prescrizioni mediche) è stata monitorata durante lo studio e i risultati sono stati valutati in termini di frequenza del movimento intestinale e uso di lassativi.

Per la metodologia e l’analisi dei risultati rinviamo alla lettura dello studio completo.

In sintesi possiamo qui dire che i risultati hanno mostrato che le fibre assunte erano simili nei due gruppi, mentre l’assunzione giornaliera di liquidi nel Gruppo 2 (coloro che hanno bevuto ogni giorno 2.1 litri di acqua minerale) era significativamente maggiore rispetto a quanto fatto dal Gruppo 1 (1.1 litri di acqua minerale).

Entrambi i gruppi di studio hanno mostrato un significativo aumento delle funzioni intestinali e una diminuzione nell’uso di lassativi nel corso dei due mesi di terapia, ma entrambi i cambiamenti sono stati valutati maggiori nel Gruppo 2 che ha assunto acqua Uliveto oltre ad una dieta ricca di fibre. Il che, in conclusione, ci dimostra che assumere 25g di fibre al giorno può aumentare la defecazione nei pazienti con costipazione funzionale cronica, e questo effetto può essere ampiamente potenziato con l’assunzione di 1,5 – 2.0 litri al giorno di acqua minerale contenente 30.5 mg/l di magnesio e 206.1 mg/l di calcio, come acqua Uliveto.

(*Studio “L’integrazione di acqua aumenta l’effetto della dieta ricca di fibre sulla frequenza della defecazione e sul consumo di lassativi in pazienti adulti con costipazione funzionale” è statocondotto da  il Dipartimento di Medicina Interna ed il Dipartimento nutrizionale dell’Università Cattolica – Policlinico Gemelli di Roma; il Centro Medico Privato Polla di Salerno; il Policlinico; il Dipartimento di Chirurgia dell’Università La Sapienza di Roma – Policlinico Umberto I; Dipartimento di Medicina interna dell’Università G. D’Annunzio di Chieti e la Divisione di Gastroenterologia del Policlinico S. Orsola di Bologna).

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Reidratarsi dopo lo sport con l’acqua minerale

Se è vero che la vita dipende dall’acqua, è altrettanto vero che la qualità dell’acqua può determinare la qualità della vita. L’acqua svolge una funzione idratante, protettiva e bio-regolatrice e rappresenta un mezzo ottimale per le reazioni chimiche necessarie alla produzione di energia destinata alle funzioni vitali e a qualsiasi lavoro muscolare.

Durante l’attività sportiva la sudorazione, se da un lato ci consente di mantenere la corretta temperatura corporea, dall’altro ci espone ai rischi della disidratazione: riduzione dell’efficienza cardiovascolare, riduzione del volume plasmatico, alterazione della funzionalità renale.

La normo idratazione rappresenta una condizione fondamentale per la pratica sportiva.

La perdita di acqua durante l’esercizio fisico influisce infatti negativamente sulla prestazione sportiva, per questo la qualità della reidratazione si riflette anche sul rendimento sportivo.

Non dovendo e potendo impedire la perdita dei liquidi e minerali col sudore, è necessario ottenere dopo o durante l’esercizio praticato, un’adeguata reidratazione, che può essere raggiunta solo se le perdite idriche e saline sono correttamente (in giusta proporzione) e tempestivamente reintegrate.

Lo studio “Capacità reintegrative di un’acqua mineralizzata ad alto contenuto salino dopo disidratazione indotta da esercizio fisico” (di G. Galanti et all. Medicina dello Sport Università degli Studi di Firenze) ha valutato le capacità reintegrative di un’acqua mineralizzata bicarbonato-alcalino-terrosa rispetto ad un’acqua oligominerale dopo una disidratazione indotta da esercizio fisico.

Sono stati studiati 27 atleti (calciatori e tennisti) tramite impedenziometria (metodica che fornisce una descrizione della composizione corporea e una misurazione della massa magra, del grasso corporeo e della quantità di liquidi).

Gli atleti venivano studiati in tre differenti condizioni: a riposo, dopo disidratazione indotta da esercizio fisico, dopo reidratazione ottenuta somministrando, in due giorni consecutivi, rispettivamente acqua mineralizzata Uliveto e acqua oligominerale.

Confrontando i soggetti disidratati sottoposti a reintegrazione con acqua minerale, rispetto a quelli reidratati con acqua oligominerale, non è risultata significativa la diversa perdita di peso dopo l’esercizio (2% del peso corporeo), la reintegrazione con acqua minerale Uliveto ha mostrato però un più rapido recupero dell’acqua corporea totale e della massa cellulare.

In conclusione questi dati confermano che un’acqua ad alto contenuto di sali minerali, in particolare sodio, potassio e calcio, incrementa il processo reidratativo post esercizio e garantisce una maggiore assimilazione intracellulare dell’acqua persa col sudore.

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Assunzione di calcio, non solo latticini.

Il ruolo dell’acqua per la salute dell’osso.

Sapevi che il calcio è un elemento essenziale che svolge numerose funzioni biologiche nel corpo umano? Per questo è essenziale assumerne, con la dieta, la quantità raccomandata. I prodotti lattiero-caseari sono noti per essere molto ricchi di calcio, ma non tutti sanno che anche le acque minerali sono un’importante fonte per l’apporto di questo minerale.

Il calcio è uno degli elementi maggiormente presenti nel corpo umano ed è uno dei principali componenti del tessuto osseo, dove è contenuto più del 99% del calcio corporeo totale.

            Questo elemento essenziale svolge un ruolo chiave nella mineralizzazione dello scheletro ed è necessario per una normale crescita, sviluppo e resistenza dell’osso.

Pertanto una dieta con un adeguato apporto di calcio è fondamentale per lo sviluppo ed il metabolismo osseo, per contrastare l’osteoporosi e agevolare il recupero dalle fratture.

Il calcio svolge però anche un ruolo importante per numerose altre funzioni biologiche, come la contrazione muscolare (compreso il muscolo cardiaco!), la coagulazione del sangue e la trasmissione nervosa.

            Letizia Vannucci, nell’articolo “Revisione sul ruolo del calcio nel rinforzare la salute dell’osso:

Case Report su un’acqua minerale ricca di calcio”, presenta una revisione degli studi scientifici che sono stati eseguiti per valutare la biodisponibilità del calcio contenuto nelle acque minerali calciche ed il loro impatto sulla salute delle ossa.

            È ampiamente riconosciuto che la massa e la densità ossea sono determinate da vari fattori concorrenti, quali la genetica, l’assetto ormonale, l’attività fisica e, certamente, la nutrizione.

Mentre i fattori genetici hanno un ruolo fondamentale nella crescita e nel raggiungimento del picco di massa ossea, un apporto adeguato di nutrienti per l’osso rappresenta il principale fattore per la piena espressione del potenziale genetico e per il mantenimento dell’osso durante l’età adulta.

Tra i vari nutrienti, calcio e vitamina D hanno dimostrato la loro efficacia per una crescita ed uno sviluppo osseo normale nei bambini e negli adolescenti e per il mantenimento della massa ossea nelle donne in postmenopausa.

            Il fabbisogno nutrizionale di calcio nella dieta varia nell’arco della vita in base alle diverse esigenze di formazione e/o mantenimento della massa ossea. Per questo i fabbisogni risultano maggiori durante l’infanzia, l’adolescenza, la gravidanza, l’allattamento, ed oltre i 75 anni di età. L’assunzione raccomandata di calcio varia tra 700 – 1200 mg/die per tutta la vita.

Nonostante i prodotti lattiero-caseari siano notoriamente riconosciuti come le fonti alimentari più ricche di calcio, anche le acque minerali danno un importante contributo nell’apporto di questo minerale.

Dagli anni ’90 sono stati condotti numerosi studi per valutare la capacità del calcio – sia quello contenuto nelle acque minerali, sia quello assunto con i latticini – di essere disponibile nel corpo umano (biodisponibilità).

            Sebbene il numero di questi studi sia limitato, e generalmente siano stati reclutati piccoli gruppi di partecipanti, i risultati di tali studi hanno portato ad una conclusione concordante:

la biodisponibilità del calcio da acque minerali calciche è equivalente, o forse superiore, a quella dei prodotti lattiero-caseari. Pertanto tali acque dovrebbero essere impiegate al fine di garantire l’assunzione della quantità giornaliera raccomandata di calcio, soprattutto nei casi di intolleranza al lattosio.

È stato condotto uno studio per valutare la relazione tra il metabolismo osseo ed il calcio assunto da acque minerali ricche di calcio. In particolare, lo scopo del nostro studio è stato di valutare gli effetti del calcio assunto da un’acqua minerale ricca di calcio (ULIVETO) sul metabolismo minerale e osseo, in un campione di donne sane in premenopausa, attraverso la misurazione del calcio eliminato nelle urine.

            Ma come possiamo valutare la quantità di calcio assorbito dall’organismo attraverso un alimento?

Attraverso la misurazione del calcio presente nelle urine di una giornata.

L’escrezione urinaria (ovvero la quantità di urine eliminate) nelle 24 ore è dunque il parametro più rilevante per valutare il bilancio complessivo del calcio. Pertanto, la variabilità osservata nell’escrezione (eliminazione) di calcio urinario può essere considerata come l’espressione indiretta dell’aumento dell’assorbimento intestinale di calcio.

            In questo studio si è osservato un aumento significativo (sebbene entro il range normale) nei livelli di eliminazione di calcio urinario nell’arco di 24 ore dei partecipanti al test che hanno assunto acqua minerale ricca di calcio (Uliveto), rispetto ai valori di chi ha bevuto acqua a basso contenuto di calcio.

            Questo studio dimostra che un’acqua calcica, come Uliveto, rappresenta una fonte nutrizionale preziosa, priva di calorie, con calcio altamente biodisponibile e può contribuire in modo significativo al raggiungimento dei fabbisogni giornalieri di calcio.

PER LEGGERE L’ARTICOLO “Revisione sul ruolo del calcio nel rinforzare la salute dell’osso: Case Report su un’acqua minerale ricca di calcio”,CLICCA QUI

L’idratazione protegge dai disturbi gastrointestinali.

Uno studio approfondisce il modo in cui le acque influenzano l’attività gastrointestinale in atleti sani e in quelli dispeptici.

È noto che la quantità di acqua presente nell’organismo influenza l’attività gastrointestinale. Esiste cioè uno stretto nesso tra la disidratazione e le alterazioni del sistema nervoso autonomo, che regola le funzioni dell’organismo.

Per indagare questa relazione lo studio intitolato “Una lieve disidratazione negli atleti dispeptici è in grado di aumentare i sintomi gastrointestinali: effetti protettivi di un’idratazione adeguata(condotto dall’Università Federico II di Napoli, Francesco Paolo Zito et all.) si è posto l’obiettivo di valutare come la disidratazione e la successiva reidratazione, con diversi tipi di acqua, siano in grado di influenzare l’attività gastrointestinale in atleti sani e dispeptici.

In che modo una lieve disidratazione può influenzare l’equilibrio del sistema nervoso autonomo?

Come può uno specifico tipo di acqua fare la differenza nel processo di reidratazione di un soggetto dispeptico disidratato (migliorandone i disturbi che seguono l’esercizio fisico)?

Chiariamo innanzitutto di cosa parliamo quando diciamo “dispepsia”.

Si tratta di un disturbo della funzione digestiva gastrica o intestinale.

Regimi dietetici sbagliati o stili di vita inadeguati alterano il sistema nervoso autonomo provocando la dispesia.

È ormai accertato che il bilancio idrico (ovvero la quantità di acqua presente nell’organismo) influenza profondamente molti processi fisiologici e sia la disidratazione acuta sia quella cronica possono avere delle conseguenze sulla salute del corpo.

Esistono molte prove che dimostrano che uno squilibrio idrico acuto (troppa o troppo poca assunzione di acqua) è in grado di determinare un’insufficienza renale oppure una disfunzione grave, o addirittura fatale, sia del sistema nervoso centrale sia in quello cardiovascolare.

Stanno emergendo nuove evidenze a sostegno del fatto che anche una lieve disidratazione cronica è in grado di indurre uno squilibrio elettrolitico minimo, con aumento così del rischio di disturbi clinici a lungo termine, come malattie renali croniche, morbilità e mortalità cardiovascolare, disturbi neurologici, sintomi gastrointestinali, obesità e iperglicemia.

È stato ipotizzato che anche minimi cambiamenti nell’apporto di acqua possono modificare l’equilibrio ormonale e quello del sistema nervoso autonomo, le cui attività sono fondamentali nella regolazione di diversi processi fisiologici.

Lo studio in oggetto è stato condotto attraverso l’induzione di sintomi gastrointestinali in atleti non competitivi sani e in quelli dispeptici, valutando come la reidratazione con due diversi tipi di acqua è in grado di prevenire disturbi gastrointestinali e ripristinare l’equilibrio del sistema nervoso autonomo.

Per lo studio sono stati coinvolti 20 atleti non professionisti, rispettivamente 10 atleti sani e 10 soggetti dispeptici.

La disidratazione è stata ottenuta sottoponendo gli atleti a sforzo fisico camminando o facendo jogging su un tapis roulant.

Dopo l’esercizio sono stati somministrati 500 ml di acqua bicarbonato calcica Uliveto (Test A) o acqua oligominerale (Test B), mentre durante il Test 0 non è stata fornita alcuna reidratazione.

Al termine delle fasi di stress e reidratazione, a tutti i partecipanti è stato chiesto di segnalare la presenza e l’intensità dei sintomi gastrointestinali legati al sistema nervoso autonomo.

I sintomi studiati erano: eruttazione, dolore epigastrico, bruciore epigastrico, senso di ripienezza post prandiale, dolore addominale, gonfiore addominale, nausea, sazietà precoce e flatulenza.

Dallo studio è emerso che i soggetti dispeptici manifestavano un peggioramento dei sintomi globali durante il Test 0 (assenza di reidratazione) rispetto al Test A (assunzione di acqua bicarbonato calcica Uliveto) e Test B (assunzione di acqua oligominerale).

I soggetti che hanno ricevuto acqua bicarbonato calcica Uliveto (Test A) hanno mostrato, rispetto al Test 0 o il Test B, un punteggio significativamente più basso per quel che concerne i sintomi.

Lo studio ha dunque dimostrato che una lieve disidratazione in atleti dispeptici può peggiorare i sintomi gastrointestinali indotti dall’attività fisica e che un’adeguata reidratazione, specialmente con acqua bicarbonato calcica Uliveto, è in grado di migliorare i disturbi che seguono l’esercizio fisico, ripristinando in tempi più brevi lo squilibrio del sistema nervoso autonomo.

Scarica l’articolo QUI o leggi lo studio completo clicca QUI.