Cos’è la celiachia e cosa la scatena?

Cosa è la celiachia e cosa la scatena

La malattia celiaca (o celiachia) è una malattia cronica autoimmunitaria, a predisposizione genetica, che si manifesta con l’intolleranza permanente al glutine.

Cosa significa questo? Vuol dire che, in un individuo geneticamente predisposto, il consumo di glutine porta ad un’eccessiva risposta immunitaria, che va a colpire le cellule dell’intestino tenue deputate all’assorbimento dei nutrienti. Quando queste cellule vengono attaccate perdono la loro capacità di assorbimento, causando problemi all’organismo e agli organi che patiscono la perdita di nutrienti.

Questa condizione colpisce maggiormente il sesso femminile (in misura doppia rispetto agli uomini) e circa l’1% della popolazione generale. Si stima che in Italia ne soffrano 400/600.000 Italiani, ovvero una persona ogni 100/150 abitanti.

È una condizione che può interessare l’età pediatrica, ma può insorgere con altrettanta frequenza in età adulta.

Quali sono i sintomi della celiachia?

La sintomatologia può essere confusa e variegata, poiché, come detto, interferisce con l’assorbimento dei nutrienti, le conseguenze possono risentirsi su organi e tessuti in modo diverso.

Nella maggior parte dei casi i disturbi addominali sono sfumati, talvolta assenti, e questo fa sì che il numero di casi diagnosticati sia inferiore rispetto alla reale incidenza della patologia.

I sintomi più diffusi sono diarrea, gonfiore addominale e dimagramento.

Tuttavia, uno stato anemico cronico con carenza di ferro o vitamine, ritardi mestruali, ridotta fertilità o ritardo nella crescita nell’età pediatrica, rappresentano alcuni dei problemi che devono far sospettare la possibile presenza di celiachia.

Altri sintomi possono essere:

  • Osteoporosi precoce, data dal ridotto assorbimento di calcio e carenza di vitamina D;
  • Afte nel cavo orale;
  • Cefalee e malessere generale associato a debolezza;
  • Colite, diarrea intermittente, flatulenza, crampi;
  • Aumento delle transaminasi.

Come si diagnostica la celiachia?

La conferma della presenza di malattia celiaca si avvale di mezzi diagnostici a partire dagli esami di laboratorio.
In presenza di una positività anticorpale, la conferma diagnostica finale avviene attraverso l’esame istologico, ottenuto da biopsie duodenali in corso di gastroscopia.

Tuttavia, le diagnosi di celiachia non sono ancora sufficienti e molti pazienti ottengono una diagnosi tardiva o la sfuggono del tutto. Si stima addirittura che almeno 300.000 Italiani convivano ogni giorno con la celiachia senza esserne a conoscenza.

Per questo motivo è importante uno screening della malattia in soggetti a rischio. Tra questi i più importanti sono i familiari di primo grado dei celiaci.

Qual è la terapia per chi soffre di celiachia?

La terapia è semplice: vanno esclusi per tutta la vita dalla dieta i cibi contenenti glutine e sostituiti con prodotti analoghi aglutinati.

Sono permessi riso, carne, pesce e verdure. L’alta incidenza nella popolazione di questa condizione ha reso ormai disponibili ovunque prodotti alimentari, di ottima qualità, privi di glutine e oggi anche molti ristoranti prevedono un percorso alimentare dedicato ai celiaci.

Resta inoltre fondamentale mantenere l’organismo costantemente idratato, prediligendo l’assunzione di un’acqua che possegga un equilibrato contenuto di minerali in grado di giovare al buon funzionamento gastrointestinale e all’assorbimento dei cibi ingeriti. Uliveto, con i suoi preziosi minerali, facilita l’assorbimento intestinale delle sostanze nutritive.

L’aderenza rigorosa alla dieta aglutinata (priva di glutine) è fondamentale per il controllo della malattia e per evitare complicanze che possono essere serie, come l’osteoporosi, carenze vitaminiche severe, l’infertilità e, seppure raramente, il rischio di tumori.

È certamente più complesso educare gli adolescenti celiaci al rigido rispetto della dieta aglutinata, per questo è bene prevedere un’informazione adeguata e completa, sia per rassicurare sulla sicurezza della dieta, che per sottolineare i rischi relativi a possibili trasgressioni.

Recentemente una nuova condizione, diversa dalla malattia celiaca, è diventata particolarmente nota anche attraverso gli organi di informazione e i social network: l’intolleranza al glutine non celiaca.

A differenza della celiachia, questa condizione non può essere diagnosticata da test specifici e va affidata esclusivamente ad una anamnesi alimentare, prevedendo anche in questo caso l’eliminazione del glutine (che può essere anche non assoluta nel tempo), che dovrebbe così portare ad eliminare del tutto i disturbi.
La sua frequenza nella popolazione non è nota con precisione e pertanto rischia di essere una condizione sopravvalutata.

Proprio per questo bisogna fare attenzione alle cosiddette diete “fai da te” intraprese per presunte intolleranze alimentari, in realtà non presenti. È bene ricordare infatti che il glutine non è una sostanza di per sé pericolosa per i soggetti sani.

Questo percorso conoscitivo va comunque fatto con uno specialista (gastroenterologo e dietologo) e vanno evitate diete di eliminazione incongrue e non giustificate, dettate spesso da “mode” del momento, con possibili serie conseguenze sul piano nutrizionale.

Perché il microbiota è così importante per la salute psico-fisica?

Sai che il tuo intestino è popolato da batteri, funghi e virus? Per quanto impressionante, questo non è affatto un male, perché questi “invasori” hanno il ruolo di mantenere lo stato di salute dell’intero organismo. Pensa che tutto il corpo, ad esclusione di cervello e sistema circolatorio, ospita un totale di circa 38.000 miliardi di batteri, per lo più concentrati proprio nell’intestino.

Una volta si parlava di “flora batterica”, ma questo termine è ormai in disuso nel mondo scientifico, perché tende ad escludere la presenza degli agenti patogeni, i quali, seppur in quantità inferiore, fanno parte di questa popolazione.

Il termine “microbiota” è stato introdotto a metà anni ’90 e identifica dunque tutto l’insieme dei microrganismi che colonizza l’apparato intestinale.

Spesso si tende a pensare che microbiota con microbioma siano la stessa cosa, ma non è affatto così ed è bene chiarire subito le differenze.

Come già detto, il microbiota definisce la popolazione di microrganismi che colonizzano un luogo, mentre invece il microbioma è il patrimonio genetico del microbiota.

I geni del microbiota sono complementari ai geni dell’uomo e contribuiscono a rendere disponibili sostanze che il nostro organismo non è in grado di produrre e che sono essenziali per mantenere il nostro stato di salute. Ti sorprenderà sapere che il 99% della nostra componente genetica deriva proprio dai batteri!

Per questomolto spesso gli antibiotici rappresentano un vero e proprio pericolo per microbiota e microbioma, perché, se da un lato impediscono il proliferare degli agenti patogeni e lo sviluppo di malattie infettive, dall’altro compromettono la normale popolazione batterica, che svolge un ruolo fondamentale nel mantenimento dello stato di salute dell’organismo ospitante.

Cos’è la “metagenomica”?

È la scienza che permette di studiare il patrimonio genetico di questi microrganismi e ci permette di conoscerli e distinguerli meglio. Se infatti conosciamo bene generi e famiglie dei batteri intestinali, abbiamo ancora tanto da sapere sulle varie specie e sulle loro specifiche funzioni.

Qual è il compito del microbiota?

Il microbiota influenza la regolazione della digestione e del metabolismo, sintetizzando vitamine e rilasciando molecole che contribuiscono al benessere intestinale.

Ha anche un altro ruolo importante, ed è quello di cooperare con il sistema immunitario, proteggendo l’organismo da microbi patogeni e sostanze tossiche.

È vero che il microbiota condiziona l’umore?

Sì, infatti è sempre più sotto l’analisi degli scienziati il cosiddetto asse intestino-cervello, ovvero il ruolo che i metaboliti prodotti dai batteri intestinali hanno sull’attività del sistema nervoso centrale, inclusa la regolazione dell’umore, dello stress e del senso di sazietà.

Allo stesso modo, è stato scoperto anche un impatto del microbiota sugli stati psicologici per via dell’influenza sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene e sul sistema che regola la produzione di serotonina.

Cosa altera il microbiota?

Ogni individuo ha il proprio microbiota, unico e differente da quello degli altri, esattamente come un’impronta digitale. A questa somiglianza si deve il fenomeno chiamato fingerprint batterico.

Tuttavia, a differenza dell’impronta digitale, il microbiota è un’entità soggetta a variazioni, cambia nel corso della vita, dall’infanzia all’età adulta, adattandosi alle diverse fasi e necessità dell’individuo e viene, più o meno significativamente, alterato da fattori esterni, come la dieta o l’ambiente quotidiano.

I mutamenti possono avvenire in meglio, ma anche in peggio, ad esempio a causa di alimentazione scorretta, sedentarietà, stress o terapie antibiotiche.

Il mantenimento dell’equilibrio della popolazione microbica intestinale con il nostro organismo si definisce comunemente eubosi; mentre la disbiosi è l’alterazione di questo equilibrio, che può essere associata a diverse condizioni patologiche: metaboliche, cardiovascolari, infiammatorie, neurologiche, psichiche e oncologiche.

Le alterazioni del microbiota sono state associate a molteplici patologie dell’apparato digerente sia acute, come le gastroenteriti acute infantili, che croniche, come le malattie infiammatorie croniche intestinali (malattia di Crohn e colite ulcerosa), l’intestino irritabile e la sovracrescita batterica del tenue. Recentemente una disbiosi è stata messa anche in relazione con la steatosi epatica e la sindrome metabolica associata all’obesità.

Come ci si prende cura del microbiota?

Da un punto di vista terapeutico si può ricorrere ai cosiddetti probiotici, microrganismi vivi che proteggono l’equilibrio microbiologico o ripristinano uno stato di salute rispetto a una condizione patologica. Ci sono però ancora molte difficoltà a ottenere terapie personalizzate utili in una specifica patologia e in uno specifico paziente.

Inoltre, recentemente è disponibile la tecnica del trapianto del microbiota intestinale. Tale dispositivo è risultato determinante in alcune forme di infezione refrattarie ai comuni antibiotici e sembra promettente in altre condizioni infiammatorie e non dell’apparato digerente. 

Una sana alimentazione ed un corretto stile di vita possono aiutare il compito del microbiota a mantenere in equilibrio le tante funzioni dell’organismo.

Acqua Uliveto è un valido alleato, poiché grazie all’azione alcalinizzante dei bicarbonati e al suo contenuto di calcio, favorisce il buon funzionamento del sistema gastrointestinale.

Scopri l’alimentazione autunnale per le tue ossa.

Sapevi che per mantenere in salute le tue ossa l’organismo fa affidamento sugli alimenti che assumi? Questo perché le ossa sono soggette a un continuo processo di rimodellamento e hanno bisogno durante tutto l’arco della vita di una corretta alimentazione per continuare ad essere resistenti e sane.

Unita a un regolare esercizio fisico, la prima strategia per sostenere il nostro scheletro è seguire una dieta bilanciata, nella quale siano presenti, in giusta misura, tutti i nutrienti che servono a permetterne lo sviluppo e il mantenimento. Per questo in una dieta corretta non deve mancare il calcio, che è l’elemento principe delle nostre ossa, ma anche molti altri elementi che, tutti insieme, contribuiscono al corretto funzionamento del nostro organismo.

Come abbiamo avuto modo di approfondire in passato (LEGGI QUI https://www.uliveto.it/salute-e-benessere/la-vitamina-d-un-essenziale-dono-del-sole/) la vitamina D è fondamentale per regolare l’assorbimento intestinale di calcio e fosforo, essenziali per la crescita e lo sviluppo di ossa e denti. La vitamina D contribuisce al corretto bilancio tra deposizione e riassorbimento osseo a livello scheletrico. Una forte carenza di vitamina D produce rachitismo nell’infanzia e demineralizzazione scheletrica (osteomalacia) o perdita di massa ossea (osteoporosi) in età adulta.

Dove si prende la vitamina D?

La nostra fonte principale è l’esposizione alla radiazione solare, ma come si fa quando la bella stagione ci abbandona? Con l’inoltrarsi dell’autunno e l’arrivo dell’inverno diventa difficile prendere il sole. In questo caso è dunque essenziale il ruolo dell’alimentazione.

Quali sono gli alimenti ricchi di vitamina D?

Un alimento ricco di questa vitamina è il tuorlo d’uovo, che può arrivare a contenerne fino al 10% del fabbisogno giornaliero. Anche il salmone rosso selvaggio ed il tonno ne sono ricchi, il primo con 85 grammi fornisce il 71% del fabbisogno quotidiano di vitamina D, mentre il secondo con un etto ne apporta il 34%. Anche il latte contiene vitamina D, ma in misura minore, infatti è fonte di circa il 2% del totale di vitamina D che dovremmo assumere nell’arco della giornata.

L’autunno è una stagione ricca di frutta e verdure molto interessanti dal punto di vista salutistico e per la salute delle ossa, che hanno bisogno, oltre che di vitamina D, anche di calcio.

Scopri gli alimenti autunnali da prediligere per la salute delle ossa!

  1. Rucola: protagonista nelle insalate, contiene calcio in buone quantità e ha anche proprietà digestive e diuretiche, oltre a contenere una buona dose di vitamina C.
  • Carciofi: apportano Sali minerali quali sodio, potassio, fosforo e calcio. Contengono vitamina C, vitamine del gruppo B e vitamina K, ritenuta utile nella prevenzione dell’osteoporosi.
  • Spinaci: per favorire l’assorbimento di calcio presente negli spinaci vanno abbinati ad una fonte di vitamina C. Meglio se consumati freschi.
  • Funghi: alleati di ossa, sistema cardiovascolare e sistema immunitario. Sono ricchi di fibre e poveri di calorie, hanno un elevato livello di vitamina D, anche grazie al processo di essiccazione al sole a cui sono spesso sottoposti.
  • Broccoli: contengono circa 47 mg di calcio per 100 gr. Contengono inoltre vitamina A, vitamina K, fibre vegetali benefiche per l’intestino e vitamina C, che contribuisce ad agevolare l’assorbimento del calcio da parte dell’organismo.
  • Cavolo: favorisce il benessere delle ossa poiché è ricco di calcio. Il cavolo riccio, in particolare, apporta 135mg di calcio per ogni 100gr di foglia cruda. Contiene inoltre provitamina A, vitamine K e C.
  • Legumi: buoni in ogni stagione, sono una ricca fonte di calcio, andrebbero consumati anche per via del loro apporto di proteine e di ferro. I fagioli bianchi contengono circa 170 mg di calcio per 100 gr, le lenticchie ne contengono circa 50 mg ogni 100 gr, mentre i fagiolini ne contengono circa 70 mg per 100 gr.
  • Zucca: oltre ad avere poche calorie, è ricca di fibre alimentari. Possiede un elevato contenuto di vitamina A. La zucca ha anche un buon apporto di vitamine del gruppo B come acido folico, niacina e tiamina, ed è altresì ricca di minerali quali calcio, rame, fosforo e potassio.
  • Castagne: a differenza di altra frutta secca, possiedono un apporto calorico relativamente basso e contengono meno grassi, e sono comunque ricchi di minerali, vitamine e fito-nutrienti benefici per la salute dell’organismo. Tra gli altri nutrienti sono presenti vitamine del gruppo B, folati, acido oleico e acido palmitoleico e minerali quali ferro, calcio, fosforo, magnesio, manganese, zinco, e una buona dose di potassio.
  1. Arance: un bicchiere di succo d’arancia appena spremuto può offrire un apporto di calcio pari a circa 70 milligrammi. L’elevato contenuto di vitamina C presente nelle arance aiuta l’organismo ad assorbire sia calcio che il ferro. Tutti gli agrumi hanno potenti proprietà antiossidanti e rinforzano il sistema immunitario, contribuendo a prevenire e curare i malanni di stagione.

Per non perdere le buone abitudini dell’estate, continuate a fare passeggiate all’aperto, godendo dei colori e dei profumi che si sprigionano nell’aria nei boschi e nei parchi in questo periodo dell’anno. E non dimenticate di apportare al vostro organismo la giusta quantità di acqua, il quale anche senza l’urgenza del caldo continua ad aver bisogno di idratarsi.

Acqua Uliveto è un’acqua particolarmente indicata per la salute delle ossa perché la sua concentrazione di calcio, altamente assimilabile, è pari a circa 200 mg/litro.

Uliveto può dunque contribuire al raggiungimento della quota giornaliera di calcio raccomandata per fornire protezione alle ossa in ogni età. Lo ha riconosciuto anche il Ministero della Salute (Decreto Min. Salute n. 4311 del 15-7-2019).

La colazione dei campioni

L’estate ha il pregio di funzionare da “carica batterie” per la mente e il corpo, ma le lunghe giornate di sole si stanno inevitabilmente accorciando e i tempi di aperitivi sulla spiaggia, bagni al mare e gite in barca sono finiti e tutte le attività che ci preparano alla routine invernale sono ormai riprese.

Ma questo non è detto che sia una brutta cosa! L’autunno è la stagione da cui partire per rimettersi in forma e acquisire nuove sane abitudini.

E proprio parlando di routine vogliamo approfondire il ruolo della colazione nel benessere quotidiano.  

Dalle colazioni più tradizionali, come quelle a base di latte e biscotti o fette biscottate con la marmellata, alle nuove tendenze, la scelta di quale colazione preferire è ampia e molto dipende dalle proprie caratteristiche ed esigenze, dai bisogni dell’organismo e dallo stile di vita.

Quello che ormai è appurato è l’importanza di fare una colazione che permetta di affrontare con energia tutta la mattinata, senza arrivare troppo affamati al pranzo. 

Sia per gli studenti che per i lavoratori, è bene ricordare che una colazione adeguata migliora le capacità di concentrazione e memorizzazione.

Fare una colazione completa non significa mangiare tanto, ma mangiare gli alimenti giusti, ovvero principalmente quelli che non innalzano troppo l’insulina, poiché in tal caso si abbassa velocemente il tasso glicemico provocando una nuova sensazione di fame e stanchezza.

Non dimentichiamo che dopo almeno 8 ore di digiuno, abbiamo bisogno di energia per svegliare corpo e cervello, ma serve che questa energia sia a rilascio graduale, per mantenere a lungo il senso di sazietà.


La colazione migliore prevede un mix di carboidrati complessi, proteine, grassi e zuccheri semplici.

Quali grassi?

Quello, ad esempio presente nella crema di mandorle, pistacchi o nocciole oppure nel burro chiarificato o nell’olio di oliva. Chi apprezza le colazioni salate può inserire l’avocado. 

Le vitamine e i sali minerali a colazione.

La frutta secca è un’ottima alternativa per fornire fibra e di energia. È ricca di sali minerali, vitamine e “grassi buoni”, che combattono l’accumulo di colesterolo.

Anche la frutta fresca ha un ruolo importante, contribuendo a rendere la colazione nutriente, in particolar modo per l’apporto di minerali, come il potassio, e le vitamine, come la vitamina C e la vitamina B3 (kiwi, ribes, fragole agrumi…). Inoltre, la fibra alimentare presente nella frutta aiuta a preservare la funzionalità intestinale.

Per aumentare il potere saziante di questo pasto l’ideale è affiancare alla frutta una fonte proteica.

Da dove prendere le proteine?

Dalle uova, dai formaggi o dallo yogurt, per esempio. 

Se avete il tempo e il piacere di inaugurare la mattina con dei pancakes proteici, fatti con farine integrali e da associare alla frutta, ecco creata una colazione bilanciata.

Che si scelga una prima colazione dolce o salata, veloce o elaborata, quello che non deve mancare mai al risveglio è un bel bicchiere di acqua a temperatura ambiente, che aiuta a depurare l’organismo e a digerire bene.

Le qualità di Acqua Uliveto favoriscono un’azione normalizzatrice della secrezione gastrica e di protezione delle pareti dello stomaco. Il suo peculiare contenuto di preziosi minerali (in particolare ioni alcalini, bicarbonato e calcio) e la naturale microeffervescenza contribuiscono a facilitare il processo digestivo. Bevi un bicchiere ad ogni risveglio, per vivere meglio e restare in forma.

Perché il fabbisogno di calcio aumenta in gravidanza?

Uno dei momenti più delicati nella vita di una donna è la gravidanza: il formarsi di una nuova vita rappresenta un evento speciale, tale da coinvolgere profondamente, oltre alla sfera psicologica e affettiva, soprattutto quella fisica.

In questo periodo l’equilibrio del corpo della donna subisce enormi mutamenti.

La necessità di creare un nuovo organismo fa sì che tutto il corpo femminile sia coinvolto in questa miracolosa attività.

Uno degli elementi di cui si ha maggiore fabbisogno è il calcio, che deve andare a costituire le ossa del nuovo organismo, al fine diavere uno sviluppo scheletrico intrauterino ottimale.

Questo si verifica particolarmente nel corso dell’ultima fase della gravidanza, poiché l’acquisizione dell’80% del calcio presente nel neonato avviene durante il terzo trimestre.

L’aumento del fabbisogno di calcio si ripete al momento dell’allattamento, quando il corpo della madre è chiamato a fornire al neonato l’alimento che gli consente di svilupparsi con grande rapidità.

Proprio per soddisfare tale aumentata necessità, in questo periodo la capacità dell’intestino di assorbire il calcio raddoppia.

Cosa succede in caso di scarsa assunzione di calcio?

Accade che l’organismo si adopera in un altro modo per procurarselo, ossia sottraendolo dalla principale riserva a sua disposizione: lo scheletro.

Per impedire che il calcio venga sottratto alle ossa, rischiando di renderle troppo fragili, è importante che la madre assuma sufficienti quantità di calcio attraverso l’alimentazione.

Il calcio si assume principalmente dal cibo:

latte e prodotti lattierocaseari, tofu, pesce, verdure verdi, frutta secca, legumi, spremute d’arancia.

Sapevi che anche l’acqua calcica è un cibo amico delle ossa?

Un’acqua si definisce calcica quando contiene più di 150 mg di ione calcio per ogni litro.

Il calcio contenuto nell’acqua è immediatamente biodisponibile ed è quindi subito utilizzabile da parte dell’organismo.

Bere acqua calcica è di grande aiuto per le madri in attesa e per i neonati, in quanto in entrambi i casi l’organismo ha necessità di grandi quantità di calcio.

Un’acqua calcica, come Uliveto, può contribuire in modo significativo al raggiungimento della quantità quotidiana raccomandata (Ministero della Salute, tramite il decreto n. 4311 del 15-7-2019) e quindi alla salute di entrambi.

Il ruolo dell’ansia nella cattiva digestione

Capita spesso che persone che soffrono di ansia o che sono particolarmente stressate soffrano di disturbi gastrointestinali. Addirittura, ansia e stress possono causare alcune patologie, come la gastrite e la sindrome del colon irritabile.

Questo accade perché c’è una forte relazione fra stato emotivo e apparato digerente, il quale risente inevitabilmente dello stile di vita e dello stato psichico.

Ansia, stress, collera, preoccupazione … in queste condizioni lo stomaco accumula tensione, influenzando senza alcun dubbio i processi digestivi.

In situazione di forte stress si tendono ad avere due opposte reazioni, ed entrambe in qualche modo hanno delle conseguenze sul benessere intestinale. Una reazione può portare a ridurre o rifiutare il cibo; al contrario, nella reazione opposta, la persona ansiosa può andare in cerca di comfort food, che essendo ricco di carboidrati e grassi (che producono serotonina) genera un effetto calmante.

Ma che cos’è l’ansia?

Quella fisiologica è una reazione naturale dell’organismo che attua quando sente di dover affrontare una situazione percepita di minaccia o pericolo. In questo caso il corpo attiva le risorse necessarie per l’attacco o la fuga, il che si traduce in aumento della frequenza cardiaca e respiratoria, tensione muscolare, sudorazione, rallentamento della digestione.

Tuttavia, quando la percezione del pericolo è smisurata o immotivata, e l’ansia impatta sulla qualità di vita dell’individuo, lo stato di allerta naturale diventa patologico, causando diversi sintomi.

Sintomi psicologici (inquietudine, nervosismo, difficoltà di concentrazione, apprensione, insicurezza, ecc.).

Sintomi neurovegetativi (sudorazione, tachicardia, sensazioni di nodo alla gola e di soffocamento, vertigini, tremori, disturbi gastroenterici, alterazioni nel ritmo sonno-veglia).

Ma l’ansia non è un problema che tocca esclusivamente chi ne soffre in modo patologico. Gran parte degli italiani soffre di disturbi legati allo stress e i problemi di stomaco (cattiva digestione, nausea, bruciore di stomaco soprattutto) ne sono diretta conseguenza.

Lo stress può inoltre essere causa di stanchezza, irritabilità, mal di testa, insonnia e tensioni muscolari.

Anche uno stile di vita scorretto, fatto di pranzi veloci e mancanza di orari fissi in cui consumare i pasti, può essere causa di problemi digestivi. Un’alimentazione sbilanciata, povera di nutrienti e ricca di grassi e zuccheri, tende a peggiorare la situazione. Non va poi dimenticato che la scarsa idratazione ha conseguenze negative sia sugli organi che sulla corretta funzionalità digestiva.

Migliorare il proprio stile di vita è dunque il primo passo per ritrovare il benessere.

Mangiare in modo sano (e senza fretta), dedicarsi all’attività fisica e ai piaceri del tempo libero sono tutti comportamenti che aiutano a rilassare la psiche e migliorare i processi digestivi.

Acqua Uliveto è da sempre scelta per il consumo a tavola per le sue qualità, che favoriscono un’azione normalizzatrice della secrezione gastrica e di protezione delle pareti dello stomaco.

Il suo peculiare contenuto di preziosi minerali (in particolare ioni alcalini, bicarbonato e calcio) e la sua naturale microeffervescenza, inoltre, sono particolarmente efficaci nel facilitare il processo della digestione.

Pancreatite: abitudini alimentari consigliate a chi ne soffre o ne ha sofferto

Prima di affrontare il tema della pancreatite, potrebbe essere utile per il lettore comprendere meglio cos’è il pancreas e quali sono le sue funzioni.

Si tratta di una ghiandola, lunga e piatta, posta nella parte superiore e posteriore della cavità addominale. Questa ghiandola è molto importante per gli equilibri digestivi e glicemici dell’organismo ed ha una duplice funzione:

  • endocrina: per secernere nel circolo sanguigno gli ormoni che sintetizza, insulina e glucagone.
  • esocrina: per produrre gli enzimi digestivi da immettere nel tubo digerente

Ed ora parliamo di pancreatite.

Si tratta di una malattia non molto frequente, ma in lento e costante aumento.

È caratterizzata da lesioni infiammatorie croniche che portano alla distruzione del parenchima esocrino (il tessuto ghiandolare che secerne gli enzimi), progressivamente sostituito da tessuto fibroso e, nello stadio tardivo della malattia, alla distruzione del tessuto endocrino.

Compare essenzialmente in due forme: acuta e cronica.

La fase acuta è responsabile di crisi dolorose e violente nella parte superiore dell’addome, con irradiazioni sulla schiena. Il dolore è spesso seguito da nausea e vomito biliare (di colore verde – scuro). Col passare degli anni le fasi acute tendono a scomparire.

Nel caso della pancreatite cronica i sintomi sono meno intensi, tanto che a volte l’infiammazione decorre senza produrre sintomi rilevanti. Il paziente lamenta tuttavia dolore all’altezza del pancreas, con perdita di peso, inappetenza e difficoltà digestive. Le complicanze più comuni possono portare al diabete, malnutrizione e rischio di tumore pancreatico.

Quali alimenti sono permessi ad un paziente con pancreatite?

  • Latte scremato, tè, camomilla, succhi di frutta, acque minerali;
  • oli vegetali (oliva, semi), margarina, burro crudo;
  • pasta, riso;
  • carni   magre bianche, preferibilmente lessate (vitello, pollo, coniglio, bue, piccione);
  • trota, sogliola, nasello, palombo;
  • purè di patate, verdure cotte e passate, pomodori sbucciati, insalate verdi molto tenere;
  • mele grattugiate o cotte, banane, arance fragole, mirtilli, frutta cotta dolcificata, preferibilmente con glucosio.

Quali alimenti NON sono permessi ad un paziente con pancreatite?

  • Grassi cotti, grassi animali, spezie;
  • carni rosse, carni grasse (maiale, oca, anatra ecc.) selvaggina, salumi;
  • uova crude o sode;
  • legumi (piselli, fagioli, lenticchie);
  • assolutamente vietati gli alcolici, da evitare le bevande ghiacciate o bollenti.

Nella scelta dell’acqua da bere è importante orientarsi su un’acqua minerale bicarbonato alcalino calcica in modo da mantenere le corrette funzioni gastrointestinali e digestive ed Acqua Uliveto, grazie proprio all’azione alcalinizzante dei bicarbonati e al suo contenuto di calcio, è un’acqua che aiuta la digestione favorendo il buon funzionamento del nostro sistema gastrointestinale.

Sai come assimilare il calcio nelle ossa e non disperderlo?

Una persona attenta alla salute sa quanto sia importare integrare il proprio regime alimentare con alimenti ricchi di calcio. Questo perché il calcio aiuta a costruire le ossa ed è il micronutriente più importante nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi.

Spesso viene sottovalutato il ruolo del calcio nella crescita e nello sviluppo, ma anche durante la gravidanza e la menopausa.

Il calcio proviene principalmente dal cibo.

Quali alimenti bisogna mangiare per contribuire all’assimilazione di calcio nelle ossa?

1. Bere ogni giorno almeno una tazza di latte (meglio se parzialmente scremato).

2. Fare uno spuntino ricco di calcio, con yogurt naturale oppure con un frullato di frutta e latte.

3. Bere ogni giorno almeno 1,5 litri di acqua calcica, come Acqua Uliveto, il cui calcio è totalmente biodisponibile (il che significa che il nostro organismo lo metabolizza esattamente come quello preveniente dal latte e latticini).

4. Consumare 1 porzione di formaggio alla settimana (mozzarella, crescenza, provolone, fontina, parmigiano…).

5. Mangiare pesci ricchi di calcio tre volte alla settimana (alici, calamari, polpi, crostacei, molluschi…).

Tuttavia, per quanto questo comportamento sia corretto, rischia di non essere sufficiente, perché senza alcuni accorgimenti che aiutino l’organismo ad assimilare il calcio, si possono fare degli errori che portano a disperderlo.

È sufficiente controllare che alcune combinazioni fra alimenti non limitino l’assunzione di calcio oppure non ne favoriscano l’eliminazione.

Quali accorgimenti bisogna adottare per assimilare meglio il calcio nelle ossa?

Meglio evitare l’assunzione di alimenti ricchi di calcio insieme ad alimenti ricchi di ossalati (come spinaci, rape, legumi, pomodori, uva, caffè, tè), perché queste sostanze ne impediscono l’assorbimento. In poche parole, per esempio, abbinando spinaci e formaggio si rischia di sprecare una parte di calcio contenuta nel latticino.

Sapevate che il consumo di un’elevata quantità di proteine aumenta l’eliminazione di calcio con le urine? Meglio dunque non eccedere.

Si sa, infine, che alimenti integrali e ricchi di fibre fanno bene, ma un’assunzione eccessiva anche di questi alimenti potrebbe ridurre l’assorbimento di calcio.

Acqua Uliveto ha una concentrazione di calcio, altamente assimilabile, pari a circa 200 mg/litro.
Studi scientifici pubblicati su riviste internazionali confermano che, a pari quantità di acqua bevuta, concentrazioni più elevate di calcio non ne comportano un assorbimento proporzionalmente maggiore. Uliveto può dunque contribuire al raggiungimento della quota giornaliera di calcio raccomandata per fornire protezione alle ossa in ogni età. Lo ha riconosciuto anche il Ministero della Salute (Decreto Min. Salute n. 4311 del 15-7-2019).

Sete e disidratazione, quali sono i meccanismi che regolano la nostra sopravvivenza?

Che cos’è la sete?

Tutti la conosciamo e in estate la sperimentiamo spesso, tuttavia è molto più di una semplice sensazione, è uno stimolo che ha lo scopo, importantissimo, di mantenere in equilibrio la quantità di acqua presente nell’organismo. 

In poche parole, è il segnale che ci avverte che il corpo ha bisogno di acqua.

L’acqua, oltre a rappresentare – quantitativamente – il costituente principale dell’organismo, (ovvero circa il 60% del peso corporeo maschile e il 50% in quello femminile), svolge alcune funzioni vitali, quali:

  • regolare il volume cellulare e la temperatura corporea;
  • favorire i processi digestivi;
  • consentire il trasporto dei nutrienti e la rimozione delle scorie metaboliche.

Senza cibo è possibile vivere per settimane, ma dopo 5 o 6 giorni senza liquidi, la funzionalità deidiversi organi e la stessa sopravvivenza sono seriamente compromessi.

Com’è regolato il meccanismo della sete?

Quando la perdita di liquidi supera il livello di guardia, si ha un aumento di concentrazione di sali nel plasma. Questa variazione viene registrata, sotto forma di sete, dal sistema nervoso centrale. L’ipotalamo invia alla corteccia celebrale il messaggio di procurarsi acqua e al rene di attuare un risparmio idrico. Questo perché i reni non possono reintegrare l’acqua perduta, ma solo conservarla.

Quando si ha sete l’acqua rappresenta la bevanda più dissetante, grazie al suo forte potere idratante e, in più, non apporta calorie. Al contrario, le bibite sono costituite da sostanze (zuccheri, caffeina, teina, ecc.) che caricano il corpo di calorie extra, di sostanze diuretiche e di stimolanti del sistema nervoso e cardio-vascolare. 

Non dimenticate che la sete insorge quando già è in atto un processo di disidratazione, che andrebbe invece prevenuto, per questo è molto importantebere prima che insorga lo stimolo della sete.

La sete aumenta quando si pratica attività fisica e ci si trova in ambienti caldi, ma quando insorge la disidratazione?

Ebbene, questa si registra quando la quantità di liquidi persi supera quella di liquidi assunti, la soglia di disidratazione corrisponde ad una carenza del 3% di acqua. 

In questo caso scaturiscono sintomi lievi: sete, bocca secca, urine concentrate.

Quando il deficit di acqua raggiunge il 5% compaiono ipotensione, mal di testa, crampi muscolari. 

Con l’aumentare della perdita di liquidi, il quadro si aggrava: il polso diventa rapido e debole, insorgono anuria (sospensione completa della produzione di urina), vertigini, confusione.

Anche in estate fate dunque ben attenzione a bere spesso: a piccoli sorsi e preferendo acqua non troppo fredda.

Acqua Uliveto è un integratore naturale di sali minerali, poiché si caratterizza per un’ottimale mineralizzazione che, tramite un equilibrato apporto di sodio, calcio, potassio e magnesio, è in grado di reintegrare velocemente le perdite idrosaline che rischiano di portare alla disidratazione. 

Consigli utili per mantenere le ossa in salute

Tendiamo a pensare che le ossa siano qualcosa di duro, rigido e immutabile. Un po’ come se fossero delle pietre. Ma non è affatto così! 

Il nostro scheletro è composto da oltre 200 ossa, che devono essere sì rigide per poterci sostenere, ma allo stesso tempo devono anche essere elastiche, per poter assorbire gli urti e assecondare i movimenti senza frantumarsi. Il tessuto che le compone è un tessuto vivo, che continua a formarsi per tutto il corso della vita. 

Di cosa sono composte le ossa?

In gran parte di calcio, infatti il cristallo che le compone si chiama idrossiapatite ed è un minerale nella cui composizione chimica il calcio è il costituente principale. Si pensi che di tutto il calcio contenuto nell’organismo, il 99% si trova nelle ossa e nei denti. 

Il calcio è assorbito a livello dell’intestino grazie all’azione degli ormoni calcio-fosfo-tropi. Questi hanno appunto il ruolo di controllare l’assorbimento intestinale del calcio e del fosforo, così come la loro distribuzione nell’organismo e la loro eliminazione a livello renale. 

Calcio e fosforo devono essere introdotti quotidianamente in quantità sufficiente attraverso la dieta. Se ciò è facile per quanto riguarda il fosforo, che è molto comune negli alimenti di uso quotidiano, lo stesso non accade per il calcio, che abbonda solo in pochi alimenti di cui l’uomo si nutre. 

Due tipi diversi di cellule hanno il compito di formare e salvaguardare la salute del tessuto osseo: 

gli osteoclasti e gli osteoblasti. I primi, gli osteoclasti, hanno la funzione di riassorbire l’osso deteriorato (perché troppo invecchiato, o perché danneggiato). Dopo che gli osteoblasti hanno riassorbito l’osso rovinato, entrano in funzione gli osteoclasti, che ricostituiscono la materia ossea, formando il nuovo osso necessario. Questo delicato processo avviene ogni giorno della nostra vita ed è alla base dell’accrescimento delle ossa e del loro mantenimento in salute.

Le nostre ossa vanno prima formandosi e quindi progressivamente ingrandendosi e irrobustendosi. Una volta raggiunto il picco di massa ossea (ossia il momento in cui lo scheletro ha raggiunto il punto di massima forza, robustezza e densità del proprio potenziale genetico), per alcuni anni lo scheletro si mantiene in equilibrio. 

Che cos’è l’osteoporosi?

È una patologia che si presenta quando l’osso si indebolisce, diventando eccessivamente poroso: proprio da “osso poroso” prende il nome la condizione di osteoporosi. 

L’osso osteoporotico è estremamente indebolito e fragile, tanto che possono verificarsi fratture anche per urti di minore importanza. 

È innegabile che le donne in menopausa siano le più soggette a rischio di osteoporosi: la maggior parte delle fratture si verifica infatti nelle donne dopo i 65 anni di età. 

Tuttavia, è bene segnalare che nel mondo circa un uomo su cinque con più di 50 anni riporta una frattura ossea a causa dell’osteoporosi.

Intorno ai 70 anni gli uomini e le donne perdono massa ossea alla stessa velocità e l’assorbimento intestinale di calcio diminuisce allo stesso modo in entrambi i sessi. 

Cosa si può fare per contrastare il rischio di osteoporosi?

La risposta è racchiusa in due parole: vita sana.

Le principali fonti di calcio nella dieta mediterranea sono i latticini, ma esistono anche vegetali ricchi di calcio.

È bene ricordare che anche l’acqua può contenere questo prezioso minerale! Acqua Uliveto rappresenta infatti un’ottima fonte di calcio facilmente assorbibile a livello intestinale (ovvero immediatamente biodisponibile) e, in quanto acqua, è priva di calorie. Assumere calcio dall’acqua minerale è inoltre utilissimo per chi non riesce ad assumerlo con la dieta, come nel caso di persone intolleranti al lattosio e nei vegani, che scelgono di non consumare alimenti di origine animale. 

Con i suoi circa 200 milligrammi per litro, altamente assimilabili, Uliveto può dunque contribuire al raggiungimento della quota giornaliera di calcio raccomandata per fornire protezione alle ossa in ogni età.